L’Italia possiede un patrimonio artistico e culturale di tutto rispetto infatti conta ben 53 siti Unesco ed è il paese che ne ha di più in assoluto. Detto ciò risulta evidente come ogni cittadina, che abbia un minimo di storia, custodisca un’architettura, una chiesa, un palazzo che possiamo tranquillamente considerare come un piccolo tesoro e che questo non di rado non sia adeguatamente sfruttato o valorizzato.
Se penso in questi termini alla mia Comiso, il primo edificio che mi viene in mente è il Castello dei Naselli d’Aragona.
Sulla sua storia prendo in prestito alcune notizie da sito ufficiale del Comune: “… già prima della fine del Trecento Comiso era cinta di solide mura per tutto il perimetro, e aveva torri e castello con antistante fossato. Intorno al 1392 la proprietà del castello passò da Federico Speciaro ai conti Cabrera, mentre nel 1453 fu venduto a Periconio Naselli, barone della Mastra, il cui discendente Gaspare Naselli nel 1571 fu nominato Conte di Comiso da Filippo I di Sicilia. Da allora per molti secoli il castello divenne la dimora stabile della famiglia Naselli, fino a quando nel 1693 un terremoto fece crollare gran parte del castello (…) la trasformazione a palazzo signorile si ebbe quando arrivò (…) il viceré Cristoforo Fernadez de Cordova Al tempo dei Borboni, Il castello rimase abbandonato, finché nel 1841, una parte di esso venne trasformata in teatro, passato successivamente al Comune, e la parte bassa fu adibita a carcere mandamentale.”
Aggiungo che oggi il castello è di proprietà privata e che probabilmente la prima fortificazione sorse su un’antica costruzione di epoca romana; tale ipotesi è suffragata dal rinvenimento di una texture muraria di tale periodo. Del periodo arabo si sa ben poco, come del resto per tutte le architetture dell’epoca in Sicilia, è possibile però che la piccola struttura ottagonale nel lato est possa essere di costruzione, almeno in parte, araba se non altro per la cupoletta che la sovrasta.
Poche settimane fa ho avuto la possibilità di fotografare i suoi saloni, trovate tutte le foto qui sotto.
L’impressione che ho avuto è che il restauro potesse essere realizzato più accuratamente, penso altresì che sarebbe giusto che di un edificio del genere, che per la sua stratificazione rappresenta una mappa storica della città, se ne debba occupare un ente pubblico o una qualche fondazione che ne abbia a cuore le sorti.
Mi preme sottolineare, inoltre, che cura e manutenzione verso questi “pezzi” della storia non sono mai troppe.
Buone foto!
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